Finding our way (Italia-Canada) 90′

Autore

Attili Giovanni
Sandercock Leonie

Brevi note biografiche

Giovanni Attili è ricercatore presso l’università Sapienza di Roma dove insegna “Analisi dei Sistemi Urbani e Territoriali”.
(http://www.mongrel-stories.com/about-us/giovanni-attili/)

Leonie Sandercock insegna presso la School of Community & Regional Planning dell’Università della British Columbia di Vancouver.
(http://www.mongrel-stories.com/about-us/leonie-sandercock/)

Descrizione dei contenuti dell’opera

E’ la storia di un doloroso conflitto che lacera due piccole comunità di aborigeni nel nord della British Columbia (Canada): la Ts’il Kaz Koh First Nation e la Cheslatta Carrier Nation. Si tratta del conflitto esistente tra nativi e non-nativi, leggibile come l’esito di un processo violento di colonizzazione che ha cercato di estirpare stili di vita, pratiche spirituali, lingue e culture indigene. E’ una storia che parla di lacerazioni ma anche della possibilità di trovare strade capaci di reinventare un futuro condiviso
(http://www.mongrel-stories.com/films/finding-our-way/)

Motivazione scientifica

Il film fa parte di un più ampio processo di ricerca-azione ed è stato costruito attraverso un’analisi etnografica che ha richiesto un lungo lavoro sul campo (3 anni). Tale lavoro è stato caratterizzato da un approccio collaborativo costruito attraverso una serie di workshop ed incontri intermedi con gli intervistati che hanno potuto dare indicazioni o suggerire feedback sulla costruzione del film e della più ampia ricerca.
Il film è stato poi successivamente utilizzato all’interno di un processo di interazione sociale (attentamente pianificato attraverso proiezioni del film nel territorio di riferimento e costruzione di workshop di discussione rispetto alle tematiche del film) che ha visto il coinvolgimento dei membri delle due comunità. L’obiettivo, parzialmente raggiunto, era quello di riavviare un dialogo tra nativi e non nativi ed individuare progetti da costruire in maniera condivisa.

Ferramonti il campo sospeso (Italia) 65′

Autore

Cristian Calabretta

Brevi note biografiche

Nasce a Cosenza il 21 Maggio 1976.

Dopo gli studi classici, consegue a Bologna nel 1999 il Diploma di Regia e Produzione video girando il mediometraggio “Zone D’ombra”.

Nel 2001/2002 è Art Director presso l’emittente Regionale Teleuropa Network dove scrive e dirige 25 spot pubblicitari.

Nel 2003 gira il cortometraggio “Buon Appetito”, tratto dall’omonimo racconto breve di Roberto Salvidio.

Nel 2004 scrive e dirige il corto “In viaggio con Roby”.

Nel 2005 è aiuto regista per il documentario “Fuori dal sogno” di Gerardo Celi.

Nel 2006 dirige lo spettacolo teatrale “Il Gabbiano Jonathan Livingston”.

Nel 2007 consegue un Master come aiuto regista e dirige il corto “La Stanza”, poi è assistente alla regia nel cortometraggio “Eve – Vigilia” di Luca Palmerini.

Dal 2008 al 2010 è aiuto regista per lo spettacolo teatrale “Il Marchese del Grillo”, diretto ed interpretato da Pippo Franco.

Nel 2009 dirige il cortometraggio “U.T.O.” che partecipa al 48hr Film Festival.

Nel 2011 è aiuto regista nel cortometraggio “Struzzo!”, regia di Alessandro de Cristofaro.

Nel 2012 è co-sceneggiatore del cortometraggio “Golpe all’alba D.O.C.”, regia di Cristiano Ventura.

Descrizione dei contenuti dell’opera

Ferramonti: Il campo sospeso, è un film documentario che parla del principale campo d’internamento voluto dal regime fascista tra il giugno e il settembre 1940, all’indomani dell’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, dove vennero rinchiusi ebrei, apolidi e slavi. Il campo fu liberato dagli inglesi nel settembre del 1943, ma molti ex-internati rimasero a Ferramonti anche negli anni successivi e il campo fu ufficialmente chiuso solo l’11 dicembre 1945. Partendo dal giorno della memoria che viene celebrato ogni anno per commemorare le vittime del nazionalsocialismo, del fascismo e dell’Olocausto, in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati, il documentario si snoda attraverso un accurata ricostruzione dei fatti. Dalla scelta del luogo dove far sorgere il campo fino alla sua costruzione, dalla vita regolamentata che si svolgeva all’interno di esso, ai rapporti che intercorrevano fra prigionieri di etnie diverse, passando per le testimonianze di storici, superstiti e documenti originali, (c’è anche un filmato originale del campo girato da un operatore militare inglese in possesso dell’Imperial War Museum di Londra) la volontà è quella di approfondire l’argomento in tutte le sue particolarità per dare un quadro il più realistico possibile di una periodo lontano nel tempo e nello spazio, ma che fa parte di una storia mai dimenticata.

Motivazione scientifica

“L’Italia è un Paese di contemporanei, senza antenati né posteri, perché senza memoria di sé stesso”Ugo Ojetti
Il progetto di un documentario sulla storia del campo di Ferramonti nasce proprio da questa necessità. Recuperare un pezzo di memoria di questo Paese, avvolto e nascosto tra le pieghe della Storia.
L’Istituzione dei campi d’internamento in Italia, evento emblematico che rappresenta la discriminazione razziale dell’epoca fascista, è un evento poco trattato in Italia, a molti anche sconosciuto.
Ciò è dovuto, in parte all’impietoso confronto che viene fatto automaticamente con i ben più famosi Campi di Sterminio Nazisti, ed in parte alla quasi tacita volontà di non approfondire in maniera esauriente un argomento complesso e spinoso dell’Italia dell’epoca. Un paese dilaniato dalla guerra, ridotto a macerie e vittima di continue e vergognose ingiustizie. A tutto questo non è mai stato dato il giusto risalto.
Sintomatico il fatto che – nonostante i libri pubblicati da Carlo Spartaco Capogreco, Francesco Folino e Mario Rende – negli anni nessuno Storico accademico abbia voluto cimentarsi nella ricostruzione della “vicenda Ferramonti”. Il documentario parte da questo punto. Dal luogo dove sorgeva il campo, oggi quasi invisibile, alle testimonianze, i documenti, le foto, e persino l’eredità di quel periodo di prigionia. Una ricostruzione che ha l’intento, a 70 anni esatti dalla liberazione avvenuta nel 1943, di fornire allo spettatore un interessante e dettagliato spaccato storico, guidandolo alla riscoperta di un patrimonio culturale che, nel bene e nel male, va conosciuto. Perché non si può essere consapevoli del domani, se non si conosce il proprio passato……

Loro dentro (Italia) 42′

Autore

Cristina Oddone

Brevi note biografiche

CRISTINA ODDONE, nata a Savona nel 1982. Dottoranda in Sociologia all’Università di Genova, ha partecipato a ricerche sul carcere e sulla violenza sulle donne, cercando di far dialogare la ricerca sociale, linguaggio filmico e rappresentazione. Laureata all’Università di Bologna con una tesi sulle televisioni comunitarie nei quartieri popolari di Caracas, dal 2005 al 2009 ha vissuto e lavorato in Venezuela per Avila TV, televisione culturale urbana con target giovanile.
2012 Loro Dentro / Documentario, HDV, 42 min, Italia

2011
Non chiudete quella porta / Spot, HDV, 2 min, Italia

2010
Dentro e Fuori dal carcere. Pandilleros e diplomazia di strada / DV 14 min
Ricerca, regia, riprese e montaggio.
Universitá di Genova – Laboratorio di Sociología Visuale

Sovraesposte / HDV 9 min
Video sull’immagine della donna nell’Italia contemporanea.
Regia: Cristina Oddone / Sieva Diamantakos / Elisabetta Consonni
Musiche: Port Royal
Con: Silvia De Grandi / Tristan Martinella

Yo no me complico / DV 55 min
Documentario prodotto dall’Universitá di Genova – Laboratorio di Sociologia Visuale
Seconda camera.

2009
FESTIVAL di CINEMA LATINO AMERICANO – TRIESTE
Supporto tecnico e multimediale per il XXIV Festival di Cinema Latino Americano di Trieste. Regia del video sul festival (HDV 17 min)

COMUNITARIOS
Video sulle radio comunitarie, Isola Margherita, Venezuela. (HDV 12 min)
Attività di ricerca, riprese e montaggio video per COMUNITARIOS – programma nazionale di ricerca sui mezzi di comunicazione comunitari, finanziato dal Ministero delle Telecomunicazioni (Venezuela) e diretto dall’Universidad Central del Venezuela.

2008
PDV CARIBE – HAITI
Produzione, ricerche sul campo, regia di promo istituzionali sui progetti di cooperazione dell’impresa PDV Caribe, Venezuela.

2006-2009
AVILA TV (CARACAS)
Produzione, regia, riprese visive e sonore, montaggio. Realizzazione di documentari, informazione, finzioni, campagne tv, programmi d’opinione. Laboratori di formazione video a giovani adolescenti.

2006
NON DISTURBARE IL MANOVRATORE (DV, 55 min).
Documentario d’inchiesta selezionato al Genova Film Festival 2007.
Ricerche, regia, assistenza al montaggio.

Descrizione dei contenuti dell’opera

Una decina di ragazzi tra i 20 e i 30 anni, italiani e stranieri, ci raccontano la vita dentro il Carcere di Marassi, l’istituto penale più grande della Liguria: 850 persone in una struttura che può ospitarne poco più di 400. Nei mesi in cui abbiamo realizzato questo laboratorio video (febbraio – giugno 2011), abbiamo girato insieme a loro nei luoghi del carcere: la sala colloqui, l’aria, il campo, le cucine, i corridoi delle sezioni. Mostrando i loro corpi segnati dal dolore e marchiati dall’esperienza della detenzione – ultimo spazio espressivo e di denuncia – prende forma davanti a noi il racconto delle loro storie di vita, biografie spesso segnate dalla migrazione, dell’emarginazione sociale, della tossicodipendenza. Il carcere diventa un orizzonte di possibilità facilmente raggiungibile, riproponendo gli stessi meccanismi di separazione e confinamento che esistono anche fuori: le distinzioni tra italiani e stranieri, la stratificazione per classe.

Motivazione scientifica

Il documentario è risultato di una ricerca dell’Università di Genova, Centro Frantz Fanon, Ser.T ASL 4 di Chiavari sui giovani adulti in carcere. È stato proposto ai ragazzi di partecipare a un laboratorio video, attraverso cui mettere in scena e raccontare la vita dentro l’istituzione penale. Durante i mesi di laboratorio i ragazzi hanno partecipato attivamente alle interviste e alle riprese: il film è il prodotto della relazione intima costruita in questo spazio di convivenza e diventa uno strumento per informare, sensibilizzare e riflettere sulla situazione del carcere in Italia, proprio a partire dalle narrazioni personali dei detenuti coinvolti.
Secondo gli animatori del laboratorio: “Nei mesi del laboratorio video (febbraio — giugno 2011) abbiamo girato insieme a loro nei luoghi del carcere: la sala colloqui, l’aria, il campo, le cucine, i corridoi delle sezioni. Quando abbiamo proposto un laboratorio video ci siamo chiesti cosa significa trascorrere gli anni della propria gioventù in carcere; allo stesso tempo ci interessava raccontare il carcere dal punto di vista di chi lo abita nella quotidianità: quali sono le pratiche di adattamento o di resistenza all’interno dell’istituzione penale, quali relazioni si stabiliscono tra i detenuti, se riflettono le appartenenze culturali o in che modo vengono negoziate”.

Quadri espansi (Italia) 55′

Autore

Francesco Crispino

Brevi note biografiche

Docente di cinema, critico e filmmaker è autore di un volume di saggi su Pier Paolo Pasolini (Com’era nuovo nel sole Monteverde vecchio!, 2000) e uno sul cinema di Salvatore Piscicelli (Alle origini di Gomorra. Salvatore Piscicelli tra Nuovo cinema e Neotelevisione, 2010). Ha inoltre scritto anche numerosi saggi specializzandosi nell’analisi della regia.
Ha diretto diversi cortometraggi e documentari, uno dei quali (Linee d’ombra) è dedicato al cinema del padre Armando.

Descrizione dei contenuti dell’opera

Quadri Espansi è un’indagine documentaria su come si formano i quadri del nostro cinema e mette al centro una galassia esistenziale in cui scuole professionali, famiglie e la gavetta plasmano le identità e le aspirazioni delle diverse figure professionali. Un magmatico percorso che tocca e unisce diverse generazioni ma anche differenti attitudini verso il cinema e la (sua) formazione. Materiali che, talvolta con amara ironia, ci mostrano un quadro fratturato della situazione cinematografica italiana.
Ciò che era, ma soprattutto ciò che è (diventato) il cinema italiano in un coro di voci che incrociano testimonialità e ricerca.

Motivazione scientifica

Realizzato nell’ambito del PRIN 2008 (Piano di Rilevanza Nazionale) sulla “Formazione dei quadri nel cinema italiano espanso”, il documentario è il contributo che l’Università di Roma Tre ha prodotto per questo tipo di ricerca interuniversitaria.

Note regia: «Dopo una prima riflessione di natura strettamente terminologica (Che cosa significa “quadri”? Cosa si intende esattamente per “cinema espanso”? Esiste un concetto univoco di “Formazione”?), ciò che mi ha guidato nella realizzazione è stata l’immagine di una frattura. Quella che emergeva dalla distanza tra ideale e reale nelle parole degli intervistati, tra la pellicola e il digitale e che, a mio avviso, connota gran parte del cinema italiano contemporaneo. Una frattura che ho cercato di tradurre nel rapporto tra i corpi e lo sfondo in cui agiscono, tra la testimonianza e l’astrazione del documento, tra l’immagine e il suono».

Tra due nemici (Italia) 28′

Autore

Antonio Riccio, Marco Marcotulli

Brevi note biografiche

Antonio Riccio, etnoantropologo e direttore scientifico del Museo della Pietra di Ausonia (FR) ha collaborato alla realizzazione di video etnografici finanziati dal sistem a Demos della Regione Lazio su grandi feste religiose del Lazio: Il Pellegrinaggio alla Madonna di Canneto (FR); L’Infiorata di Genzano (Roma); La Processione dei Ceri nella Festa di Sant’Antonio a Rieti; La Festa della Madonna Santissima del Monte a Marta (VT) e su saperi e pratiche tradizionali: “Italotto glò callalaro. Un artista del rame a Roccagorga”, 2004. Ha realizzato una esposizione museale (“Storie come pietre, 2010), un video etnografico con M. Marcotulli (“Tra due nemici. La memoria della seconda guerra mondiale nei Monti Aurunci”, 2010) ed un testo (A. Riccio, “Etnografia della memoria: storie e testimonianze del secondo conflitto mondiale nei monti Aurunci”, Kappa, 2008), sul tema della memoria sociale della guerra in Basso Lazio. Per dare valore e rilevanza etnografica a questo patrimonio nascosto ha realizzato performance pubbliche (Reading della memoria, 2007-2011) in varie località del Lazio, oltre a saggi ed interventi a Convegni.

Descrizione dei contenuti dell’opera

Il DVD è costituito da un’introduzione, un filmato principale della durata di 27,30 minuti e da quattro brevi filmati di approfondimento sul fenomeno. Si tratta del social remembering della seconda guerra mondiale così come è conservata nel territorio dei Monti Aurunci, nel basso frusinate che – com’è noto – è stato teatro dell’offensiva alleata contro la Linea Gustav. Il fronte venne conquistato nel maggio del 1944, dopo oltre otto mesi, con ingenti perdite militari e civili che colpirono anche le popolazioni aurunche (ancora oggi dette “comunità del martirologio”) con distruzioni e violenze compiute dalle truppe tedesche prima e dalle truppe marocchine poi. Quest’ultima esperienza ha lasciato una memoria traumatica ancor oggi viva e sentita. Il filmato riporta narrazioni e testimonianze dei sopravvissuti, con il loro carico di denuncia e di riflessione critica (“noi eravamo tra due nemici”).
I filmati uni-concettuali, accessibili da un menù generale, approfondiscono i modi e le forme locali del ricordare: dalla narrativa orale dei testimoni sopravvissuti ai luoghi della memoria: cimiteri, sacrari e siti monumentali diffusi tra Basso Lazio, Campania e Molise; dal fenomeno dell’ “archeologia spontanea” , il collezionismo di reperti bellici praticato da giovani reenactors, portatori di nuova memoria, alle forme artistiche ed espressive praticate da artisti locali ed attori che danno voce, rappresentazione ed interpretazione, ad un passato creativamente elaborato come risorsa (anche identitaria) per il presente ed il futuro.

Motivazione scientifica

L’opera nasce dal lavoro di ricerca etnografica sulla memoria sociale della guerra nel Basso Lazio che Antonio Riccio, etnoantropologo e direttore scientifico del Museo della pietra di Ausonia (FR), conduce da ormai molti anni (2006). La prima ricerca, condotta nei monti Aurunci (2006-2007), tradotta in un testo (A.Riccio, Etnografia della memoria. Storie e testimonianze del secondo conflitto mondiale nei Monti Aurunci”, Kappa, 2008) ha fatto emergere l’esigenza di una restituzione anche visiva di questo “bene della memoria” a lungo censurato e nascosto. La Regione Lazio ha accolto con sensibilità ed impegno tale esigenza finanziando il video, girato nei Monti Aurunci per la regia di Marco Marcotulli che vi ha portato la sua sensibilità cinematografica ed un formato nuovo ed originale.
La motivazione scientifica è duplice: didattico-museale e cinematografica-scientifica.
La prima si propone di rendere noto e conosciuto ad un vasto pubblico (in specie giovanile) un patrimonio immateriale che restituisce dignità e protagonismo ad intere comunità e ne riconferma, con orgoglio, il sentimento identitario e di appartenenza locale.
La seconda sviluppa le potenzialità del Single Concept Film, derivato dalla cinematografia scientifica introdotta in Italia da Diego Carpitella; la capacità di restituire ad un evento o un fenomeno culturale, consegnato alla dimenticanza o all’irrilevanza, valore, visibilità e complessità critica e problematica, dando corpo a quella missione di patrimonializzazione che i piccoli musei locali svolgono costantemente nel territorio.

Tracce (Italia-USA) 20′

Autore

Fiamma Montezemolo

Brevi note biografiche

Fiamma Montezemolo, antropologa e artista nata a Roma, attualmente vive e lavora tra Messico e Stati Uniti. Ha recentemente pubblicato Tijuana Dreaming, Art and Life at the Global Border, con la casa editrice Duke University Press, 2012 e realizzato l’opera Traces/Tracce, video sulla vita nella frontiera messico-statunitense. Il suo website e’: www.FiammaMontezemolo.com

Descrizione dei contenuti dell’opera

Questo video, girato in un solo giorno, e’ il risultato di 6 anni di etnografia sulla frontiera tra Messico e Stati Uniti. Il muro che divide Tijuana e San Diego diviene in quest’opera un soggetto vivente al quale una voce di donna messicano-americana si rivolge. Il panorama della zona rappresentata e’ ritratto attraverso immagini di una topologia geo politica affettiva allo stesso tempo accidentata, inquietante, decadente, ironica, drammatica.

Motivazione scientifica

Dopo aver passato molti anni lavorando al confine tra Messico e Stati Uniti ed aver prodotto diversi lavori scritti scritti come antropologa ed artista ho sentito l’esigenza di parlare della mia etnografia attraverso delle parole ma anche delle immagini che avvicinassero lo spettatore a questa zona piuttosto drammatica in modo maggiormente affettivo. La strategia visuale e’ sembrata essere la piu’ adatta per tale intento.