Loro dentro (Italia) 42′

Autore

Cristina Oddone

Brevi note biografiche

CRISTINA ODDONE, nata a Savona nel 1982. Dottoranda in Sociologia all’Università di Genova, ha partecipato a ricerche sul carcere e sulla violenza sulle donne, cercando di far dialogare la ricerca sociale, linguaggio filmico e rappresentazione. Laureata all’Università di Bologna con una tesi sulle televisioni comunitarie nei quartieri popolari di Caracas, dal 2005 al 2009 ha vissuto e lavorato in Venezuela per Avila TV, televisione culturale urbana con target giovanile.
2012 Loro Dentro / Documentario, HDV, 42 min, Italia

2011
Non chiudete quella porta / Spot, HDV, 2 min, Italia

2010
Dentro e Fuori dal carcere. Pandilleros e diplomazia di strada / DV 14 min
Ricerca, regia, riprese e montaggio.
Universitá di Genova – Laboratorio di Sociología Visuale

Sovraesposte / HDV 9 min
Video sull’immagine della donna nell’Italia contemporanea.
Regia: Cristina Oddone / Sieva Diamantakos / Elisabetta Consonni
Musiche: Port Royal
Con: Silvia De Grandi / Tristan Martinella

Yo no me complico / DV 55 min
Documentario prodotto dall’Universitá di Genova – Laboratorio di Sociologia Visuale
Seconda camera.

2009
FESTIVAL di CINEMA LATINO AMERICANO – TRIESTE
Supporto tecnico e multimediale per il XXIV Festival di Cinema Latino Americano di Trieste. Regia del video sul festival (HDV 17 min)

COMUNITARIOS
Video sulle radio comunitarie, Isola Margherita, Venezuela. (HDV 12 min)
Attività di ricerca, riprese e montaggio video per COMUNITARIOS – programma nazionale di ricerca sui mezzi di comunicazione comunitari, finanziato dal Ministero delle Telecomunicazioni (Venezuela) e diretto dall’Universidad Central del Venezuela.

2008
PDV CARIBE – HAITI
Produzione, ricerche sul campo, regia di promo istituzionali sui progetti di cooperazione dell’impresa PDV Caribe, Venezuela.

2006-2009
AVILA TV (CARACAS)
Produzione, regia, riprese visive e sonore, montaggio. Realizzazione di documentari, informazione, finzioni, campagne tv, programmi d’opinione. Laboratori di formazione video a giovani adolescenti.

2006
NON DISTURBARE IL MANOVRATORE (DV, 55 min).
Documentario d’inchiesta selezionato al Genova Film Festival 2007.
Ricerche, regia, assistenza al montaggio.

Descrizione dei contenuti dell’opera

Una decina di ragazzi tra i 20 e i 30 anni, italiani e stranieri, ci raccontano la vita dentro il Carcere di Marassi, l’istituto penale più grande della Liguria: 850 persone in una struttura che può ospitarne poco più di 400. Nei mesi in cui abbiamo realizzato questo laboratorio video (febbraio – giugno 2011), abbiamo girato insieme a loro nei luoghi del carcere: la sala colloqui, l’aria, il campo, le cucine, i corridoi delle sezioni. Mostrando i loro corpi segnati dal dolore e marchiati dall’esperienza della detenzione – ultimo spazio espressivo e di denuncia – prende forma davanti a noi il racconto delle loro storie di vita, biografie spesso segnate dalla migrazione, dell’emarginazione sociale, della tossicodipendenza. Il carcere diventa un orizzonte di possibilità facilmente raggiungibile, riproponendo gli stessi meccanismi di separazione e confinamento che esistono anche fuori: le distinzioni tra italiani e stranieri, la stratificazione per classe.

Motivazione scientifica

Il documentario è risultato di una ricerca dell’Università di Genova, Centro Frantz Fanon, Ser.T ASL 4 di Chiavari sui giovani adulti in carcere. È stato proposto ai ragazzi di partecipare a un laboratorio video, attraverso cui mettere in scena e raccontare la vita dentro l’istituzione penale. Durante i mesi di laboratorio i ragazzi hanno partecipato attivamente alle interviste e alle riprese: il film è il prodotto della relazione intima costruita in questo spazio di convivenza e diventa uno strumento per informare, sensibilizzare e riflettere sulla situazione del carcere in Italia, proprio a partire dalle narrazioni personali dei detenuti coinvolti.
Secondo gli animatori del laboratorio: “Nei mesi del laboratorio video (febbraio — giugno 2011) abbiamo girato insieme a loro nei luoghi del carcere: la sala colloqui, l’aria, il campo, le cucine, i corridoi delle sezioni. Quando abbiamo proposto un laboratorio video ci siamo chiesti cosa significa trascorrere gli anni della propria gioventù in carcere; allo stesso tempo ci interessava raccontare il carcere dal punto di vista di chi lo abita nella quotidianità: quali sono le pratiche di adattamento o di resistenza all’interno dell’istituzione penale, quali relazioni si stabiliscono tra i detenuti, se riflettono le appartenenze culturali o in che modo vengono negoziate”.